martedì 30 ottobre 2012

Parkour history: dilution by Blane

L'articolo è un po lungo ma è molto significativo.
Vi prego di leggerlo.
Questo articolo lo ho proposto non tanto per invitare a fare Parkour o per far pubblicità ai Milan Monkeys (dato che il post lo ho preso dal loro sito), ma per far capire meglio alle persone che non praticano Parkour qul'è la vera natura di questa disciplina. 




Il Parkour si sta diffondendo sempre più nella società italiana e globale, ogni giorno appaiono video di nuovi Traceur/Traceuse o aspiranti tali, e il movimento continua ad ingrandirsi. Non dobbiamo però perdere di vista lo scopo ultimo del Parkour: migliorare se stessi, essere forti per essere utili e per durare.
Proprio per questo riportiamo un articolo di Chris “Blane” Rowat datato 2007 intitolato “Dilution”, diluizione, che spiega in maniera molto accurata l’importanza di una progressione lenta nell’allenamento di un Traceur/Traceuse, per evitare traumi e per aumentare la consapevolezza dei propri movimenti.
L’articolo è piuttosto lunghetto ma consiglio la lettura a tutti, sia ai “nuovi” che agli “anziani” di questa disciplina :)
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DILUTION

Diluizione:
a) il processo di rendere più debole o meno concentrato
b) una condizione indebolita o diluita
c) una sostanza diluita

Non ho postato per un po’ dal momento che mi sono soffermato a lungo a riflettere e solo ora sento di voler condividere il risultato delle mie riflessioni. Questo articolo potrebbe offendervi, potrebbe sembrare diretto a voi e magari lo è.
Non mi infastidisce l’idea di risultare antipatico per aver detto la verità, ma non posso andare avanti avendo questa opinione senza condividerla con le persone che penso potrei aiutare. So che non sono il solo a condividere le seguenti opinioni e sento che vale la pena di esprimerle se questo cambierà il modo di pensare anche di una sola persona e l’aiuterà. Questo post lo dedico principalmente a un mio amico col quale non mi sono allenato per qualche tempo. Un amico che sembra essersi demoralizzato con il suo allenamento, un po’ distante, un po’ preoccupato per il fatto di non essere bravo quanto gli altri. Questo è per lui e per le altre persone che si sentono scoraggiate guardando le persone attorno a loro fare cose che loro non riescono…e anche per i nuovi praticanti del Parkour.
Ieri è stato il mio 1300esimo giorno da traceur. Non credo negli anniversari ma è stato in questo giorno che i pensieri di due settimane si sono incrociati e fusi in una riflessione compiuta nella mia testa.
Ho iniziato ad allenarmi 1301 giorni fa, il 10 settembre 2003, il giorno dopo che Jump London andò in onda su Channel 4 per la prima volta, ed è straordinario pensare a tutto ciò che è successo e a quanto la mia vita sia cambiata da allora.
Ho un vivido ricordo della mia prima sessione di allenamento, 185 settimane e 6 mesi or sono. Ero con il mio amico Tom ed eravamo entrambi così esaltati dall’aver guardato Jump London che volevamo buttarci a capofitto e iniziare! Ricordo di aver provato diversi volteggi, piccoli salti attraverso la fenditura di un’altalena e ricordo la prima vera esperienza di paura che ho avuto nel Parkour quando sono saltato dal tetto di una palestra locale e ho fatto un roll sull’erba. Era terrificante al tempo, penso che fosse alto circa quattro metri e mezzo. L’avevo fatto perchè pensavo che quello fosse il parkour, saltare da cose alte e vivere per raccontarlo il giorno dopo. Quanto lontano siamo tutti giunti da quel giorno…o forse no?
Ora, come la maggior parte delle persone vi dirà, i giorni dopo il primo allenamento sono infernali. Chi non ricorda l’inspiegabile sensazione di dolore che si prova  solamente salendo una rampa di scale nei giorni successivi alla vostra prima vera sessione di allenamento? Ricordo che i miei quadricipiti per due settimane mi fecero male come se fossero stati assaliti da una gang di bulli armati di mazze da baseball.
In questi giorni c’è una grande quantità di informazioni a disposizione di coloro che iniziano a praticare la disciplina alle quali io non avevo accesso all’inizio del mio allenamento. Allora era più che altro un imparare dai propri errori, più fare errori che imparare a dirla tutta. Ma a discapito dei benefici che può portare l’apprendimento dalle passate esperienze dei veterani, non posso fare a meno di chiedermi se ci saranno delle conseguenze per questo.
Ho realizzato quanto dev’essere stato difficile per David Belle e gli altri fondatori di Lisse  immergersi nell’oscurità più totale 15 anni fa non avendo la minima idea di quello che stavano facendo e di dove li avrebbe portati. Lentamente hanno tracciato un cammino in una nuova direzione e l’hanno illuminato per permettere alla gente di seguirlo. Ci sono voluti molti anni a questi ragazzi per creare il più semplice dei movimenti e rifinirlo al punto che pressoché qualsiasi ostacolo può essere superato usando una manciata di tecniche tra loro differenti, un risultato incredibile. Un percorso epico che un traceur moderno può saltare, quasi completamente, dal momento che impara 10 tecniche in due mesi, che avrebbero richiesto quasi 5 anni di allenamento a Lisse all’inizio degli anni 90 per essere apprese.
Al ritmo al quale ci sviluppiamo, progrediamo ed impariamo, sicuramente li raggiungeremo e saremo in grado di aiutarli a proseguire lungo il cammino che stanno tracciando, giusto?
No, non credo.
Penso che stiamo viaggiando ad una velocità tale lungo lo stesso cammino che finiremo il carburante prima di raggiungerli. Loro si guardano indietro e ci vedono distanti e probabilmente sperano che li raggiungiamo per aiutarli a far crescere la disciplina, ma non penso che molti ragazzi delle prossime generazioni ci riusciranno.
Per citare Stephane Vigroux: “Penso che per molte persone debba essere più personale…tutti che si muovono…sono sinceramente contento per loro ma…troppo velocemente, troppo avventatamente, troppo facilmente, e esibendosi troppo…troppo”
Ci sono ragazzi che si allenano da meno di un anno che stanno facendo cose più difficili e avanzate di coloro che si sono allenati per quattro anni e credo che questo sia dovuto principalmente alla quantità di conoscenze disponibile ora. Ora, potrebbe sembrare giusto concettualmente che, col procedere delle generazioni, i nuovi traceur siano capaci di evitare il processo di  apprendimento attraverso gli errori e approdare direttamente su ciò che funziona, per raggiungere un buon livello. Ma sono preoccupato.
Penso che sbagliare e riprovare molte volte abbia insegnato molto agli originali traceur di Lisse su loro stessi e li abbia infusi di una creatività, passione e coraggio che oggi si stanno dimenticando e che vengono rimpiazzati con un allenamento ‘da manuale’. Non solo credo che la loro condizione mentale e fisica sia di gran lunga superiore alla mia, ma penso anche che questa situazione peggiorerà con le prossime generazioni e man mano che i futuri traceurs inizieranno il loro allenamento. Le persone ora hanno una lista dei movimenti da imparare e spuntare mano a mano che riescono a compierli, per poi passare velocemente a qualcosa di nuovo, più grande, qualcosa che impressioni maggiormente.
Oggi il modo migliore per ottenere rispetto nella comunità del Parkour è fare le migliori cose con il minimo impiego di allenamento per ottenerle. Fino a quando riesci a farle, non importa quanto fossero approssimative, quanto fosse lenta la climb up, quanto sia stato preciso l’atterraggio o quanto danno questo abbia causato alla persona. Tutti diffonderanno la voce che “X” ha fatto “Y” quindi dev’essere migliore di “Z” dal momento che egli si è allenato solamente per “W” mesi!
Questo tipo di approccio può velocemente diffondersi e di recente sento che sta distruggendo la vera natura del Parkour. Le persone fanno cose per essere ammirate da altre persone ed è sconsolante per chi lavora con determinazione e progredisce con costanza veder succedere questo attorno a loro. Si sentono costretti a provare cose al di là del loro livello  quando vedono tutto questo senza averne colpa.
Per me, il Parkour è una campagna lunga per la quale vale la pena combattere, non una breve ed epica battaglia.
Non sono solo preoccupato per il sacrificio del progresso mentale e della creatività dei nuovi praticanti, sono egualmente turbato dal costo fisico di questi progressi da manuale.
Come me, qualcuno di voi potrebbe ricordarsi di un nonno che era l’unico della famiglia in grado di aprire un vasetto di sottaceti a cena, nonostante la sua età. Questa ‘forza del nonno’ della quale parlo non era un miracolo, era il prodotto di 60 anni di lavoro manuale e un tipo di forza acquisita con svariati anni di lavoro muscolare.
Temo che le scorciatoie disponibili per i nuovi praticanti possano privarli dell’insostituibile sviluppo muscolare che i traceur di Lisse possiedono, di quei riflessi profondamente sviluppati e della quantità di memoria muscolare che nessun libro, articolo o parola può dargli. La cosiddetta ‘forza del nonno’.
Sappiamo tutti che si può allenare il proprio corpo dall’inizio del nostro allenamento per aumentare la nostra abilità tecnica ma sento tuttavia che le persone si stanno muovendo troppo velocemente e progredendo con troppa foga. Regolarmente vedo cose fatte da nuovi traceur che ragazzi con anni di esperienza non hanno ancora provato e talvolta questi ultimi si sentono avviliti…spesso si trovano a mettere in dubbio il loro allenamento, chiedendosi perché non sono così bravi, dove sono stati lasciati indietro e perché tutti sembrano essere migliori di loro.
Qualcuno è venuto da me letteralmente depresso riguardo al loro allenamento, cercando consiglio e chiedendomi dove avessero sbagliato, chiedendosi cosa avessero i nuovi praticanti che loro non hanno.
La risposta che ho dato a queste persone è semplice. I nuovi traceur che fanno salti impressionanti, tecniche complesse, le cose grandi , difficili, lunghe etc hanno acceso una miccia che li vedrà bruciati anni prima di quanto desidererebbero, semplicemente perché i loro corpi non sono pronti per quello che stanno facendo. Non è solamente una questione di ginocchia, vogliamo parlare del danno fatto alle spalle dei nuovi traceur che fanno grandi salti da un ramo all’altro? E dei loro gomiti?
Quali saranno gli effetti a lungo termine?
Quali gli effetti di fare cat leap a tre metri e mezzo di dislivello quando le spalle non ne hanno sperimentati 10.000 più piccoli?
Quali gli effetti di cadere da quattro metri e mezzi sull’asfalto quando le gambe non hanno sperimentato 10.000 cadute da un metro e mezzo?
Solo il tempo ce lo dirà.
Guardate i migliori traceur al mondo. Andate a Lisse e guardateli, parlate con loro, allenatevi con loro e imparate da loro. Non sono i migliori perché sono naturalmente dotati o sono pazzi ad aver tentato tutte le nuove tecniche quando erano più giovani e non sono i migliori perché sono progrediti velocemente. Sono i migliori e i più forti perché sono migliorati con costanza. Hanno costruito strato su strato di armatura sui loro corpi nel corso degli anni, ripetendo le cose migliaia di volte e non accelerando il processo. Hanno una forza del nonno profondamente rodata, elasticità e resistenza agli infortuni che deriva da una progressione graduale.
Molte volte nelle interviste è stato chiesto a David di eventuali infortuni e lui ha scosso la testa e detto che le sue ginocchia sono a posto, e lo stesso le sue braccia, e non ha dolori di alcun genere. Questo dopo 18 anni di allenamento. Al contrario, oggi abbiamo ragazzi con alle spalle un anno di allenamento che sono costretti a stare fermi per mesi per problemi alle ginocchia, disturbi alle spalle, tendiniti…e necessitano della chirurgia per riparare il loro corpo prima dei 20 anni. E’ una coincidenza? O accade perché stiamo spingendo troppo forte, troppo velocemente, cercando di essere i migliori e competere con gli altri?
Il parkour è un viaggio personale che richiede molto lavoro. Non ci sono scorciatoie o trucchetti. Se volete durare a lungo allora vi suggerisco di dare una severa occhiata al vostro allenamento e chiedervi se lo state facendo per divertimento, per qualche anno finché non riuscirete a sistemarvi e trovare un lavoro, sposarvi, avere figli e ritirarvi. In questo caso allora fate quello che volete, fate salti impressionanti, fate tutto quello che volete e non guardatevi dietro. Siate solo consapevoli che avete un effetto su coloro che percorrono un lungo cammino e stanno lavorando sodo per diventare forti. Cercate di tenerlo a mente quando gli dite “Ho fatto questo, perché non lo fai anche tu?” .
Ma se volete veramente disciplinare il vostro corpo, diventare forti e durare nel parkour allora non dovete paragonarvi a nessun altro. Può essere allettante essere convinti a fare qualcosa oltre il vostro livello quando vedete persone meno esperte che lo fanno. Siate i più grandi uomini/donne e ragionate sul danno che essi si stanno causando e sentitevi orgogliosi di saperlo e non cedete alla stessa pressione. Tra dieci anni mentre loro cammineranno con un bastone voi sarete in grado di saltare un centinaio di volte senza produrre una singola goccia di sudore.
Non sono sicuro di poter aiutare le future generazioni di traceurs e il futuro del parkour.
Fornendogli la nostra esperienza possiamo prepararli ma questo non deve diventare un sostituto al metodo naturale di apprendimento errore dopo errore o diventeremmo tutti cloni dei nostri allenatori. Deve sempre esserci spazio per gli errori e per l’esplorazione. Dev’essergli concesso di progredire con i loro tempi senza sentire la pressione delle persone attorno a loro.
Aiutare le persone che vedo sentirsi costrette a fare qualcosa che non vogliono diventerà il mio obbiettivo personale, e sarebbe bello se qualcuno leggendo questo post si unisse a me in questo compito.
Per riassumere i due punti dell’articolo sovrastante…

1) Se sei un nuovo traceur, cerca il più possibile di imparare dalle persone che hanno percorso lo stesso cammino prima di te, ma non perdere la tua creatività e l’abilità di pensare con la tua testa. Prova nuove cose, esplora metodi differenti e progredisci al tuo passo. Quello che devi ricordare è che le persone che ti hanno preceduto hanno più esperienza fisica che ha contribuito a costruire quella che io chiamo ‘forza del nonno’ che non può essere insegnata o trasmessa. Puoi saltare la teoria ma non prendere scorciatoie sul piano della pratica se vuoi durare in questa disciplina
2) Se hai più esperienza nel parkour e ti sembra che i nuovi praticanti siano migliori di te, non sentirti costretto a spingerti troppo duramente o a fare cose solo perché loro le fanno. Cerca di avvertirli dei pericoli di provare a fare cose oltre il loro livello di allenamento: anche se possono farlo, non significa che debbano. Stanno imparando più velocemente di te grazie alla quantità di informazioni che li precede, dovuta al tuo duro lavoro.
Se ci tieni al futuro del parkour è tuo dovere di aiutarli a progredire coscientemente e ricordargli che dovrebbero rallentare quando pensano di correre troppo. Se non lo facciamo, il parkour lentamente svanirà mentre i praticanti diventano sempre più deboli copie dei vecchi traceur a causa di infortuni, eccessivo allenamento e distruzione delle articolazioni.

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ecco l'index del sito che ho creato per il giornale di classe il Niubbo: